Burro o cannoni?

 

Nella seduta del Consiglio dei ministri del 22 giugno 2004, il governo ha approvato un decreto legge che proroga fino al 31 dicembre 2004 le missioni internazionali di pace.

Il provvedimento si articola sostanzialmente in due parti: la prima è dedicata alla missione umanitaria, di stabilizzazione e di ricostruzione gestita dal Ministero degli affari esteri mentre la seconda disciplina la proroga delle missioni a cui partecipa il personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia. Quello che emerge con chiarezza è che il suolo di maggiore interesse per le missioni in cui il nostro paese è impegnato rimane l'Iraq dove vengono stanziati circa 21 milioni di euro con un fondo speciale di riserva per la realizzazione completa sia della parte umanitaria sia di quella di ricostruzione del paese mediorientale e la relativa direzione viene incardinata in capo alla rappresentanza diplomatica italiana a Baghdad.

Vengono prorogate le missioni in Iraq, in Afghanistan, in Bosnia, in Kosovo e in Albania, ad Hebron, in Etiopia e in Eritrea per i soldati italiani. Bisogna inoltre ricordare che la funzione Difesa nel 2002 era già balzata a 13mila e 665 milioni di euro, con un incremento del 8,2% in più rispetto all'anno precedente. Ora il bilancio della Difesa, che include anche i carabinieri, ormai quarta Forza armata, ammonta a 19mila e 25 milioni di euro. Il grosso dell'incremento è legato da un lato alle spese del personale che crescono di 682 milioni di euro, pari all'11,6% in più rispetto al 2001 e dall'altro a quello dell'investimento (sistemi d'arma) + 241 milioni di euro, pari al 7,7% in più rispetto all'anno scorso, tra cui il Joint strike fighter che porterà il nostro paese ad acquistare 150 caccia per una spesa di 20-30 miliardi di euro e la nuova unità maggiore "Andrea Doria", che benché venga considerata inutile dal ministro Martino porterà a spendere sui 4 mila miliardi delle vecchie lire. A questo va aggiunto uno specifico disegno di legge per gli incentivi all’arruolamento dei volontari in vista dell’anticipo della fine della leva al dicembre 2004.

Siamo in una economia di guerra dove le risorse esigue di un paese deindustrializzato e con un mercato del lavoro tra i più flessibili e privi di garanzie, che non spende per ricerca, formazione e scuola, dove c'è il blocco delle assunzioni per il settore pubblico, vengono destinate (da un governo che "intende favorire una cultura della difesa nazionale") alla sicurezza nazionale, estendendo il concetto di sicurezza alla salvaguardia e alla "tutela degli interessi nazionali" come riportano i documenti di preparazione alla finanziaria tra cui il Dpef di questa estate. L'idea manifesta del Governo è quella di portare entro il 2006 il rapporto funzione Difesa/Pil all'1,5%, pari a 6mila milioni di euro. Non male per un paese che non investe più in nulla.

Dada Knorr
(dati tratti da www.sbilanciamoci.org ; decreto legge 10/07/2003)


da Alternativa Libertaria - novembre 2004, foglio telematico della FdCA