No profit, Si poveri

 

Negli stati a capitalismo avanzato si sta assistendo allo smantellamento dello stato sociale. Questo avviene perché le teorie economiche monetaristiche attualmente vincenti elaborate dal capitale finanziario individuano nel rastrellamento dei capitali e nella maggiore possibile contrazione della spesa pubblica il metodo migliore per la massimizzare dei profitti. I capitali vengono rastrellati attraverso le varie assicurazioni per l'assistenza sanitaria-sociale-pensionistica, e poi investiti nelle più varie attività economiche. La spesa per questo tipo di assicurazioni contrae specialmente nei redditi minori i consumi con conseguente danno per la produzione. Vi è una contrapposizione e al tempo stesso una contraddizione tra il capitale finanziario il cui obbiettivo è soltanto l'accumulo di risorse monetarie fini a se stesse, e il capitale produttivo il cui obbiettivo è l'esistenza di un mercato in grado di assorbire le merci prodotte.

Il sociale intendendo con questo i servizi sociali, la sanità, le pensioni, l'istruzione diventano una merce che se la potrà garantire solo una ristretta fascia di persone con un reddito abbastanza consistente, per gli altri non vi sarà nessuna sicurezza. Le persone che non potranno permettersi di pagare le varie assicurazioni saranno emarginate, e l'ordinamento sociale si interesserà di loro in termini di ordine pubblico, e soltanto quando l'uso dell'ordine pubblico non sarà né economicamente né politicamente conveniente vi sarà l'intervento dello stato per il minimo indispensabile. Aumenterà l'instabilità sociale e conseguentemente la povertà e l'emarginazione. Anche pagando regolarmente le assicurazioni non si ha la sicurezza di ricevere le prestazioni dovute, perché la solvenza delle compagnie assicurative dipende dal tipo di investimenti effettuati nel corso dei vari anni. Negli U.S.A. dove questo tipo di politica è già in atto ogni tanto qualche compagnia assicurativa fallisce a causa di investimenti sbagliati e lo stato è costretto ad intervenire ripianando i debiti e facendo fronte agli impegni presi.

La sinistra dovrebbe affermare con forza che le garanzie sociali sono un diritto inalienabile della persona, frutto di dure lotte e non soggette a compatibilità economiche. L'economia non è una scienza asettica, ma è il risultato della dialettica tra le varie componenti sociali, o con un termine "desueto" ma non per me si potrebbe affermare che la politica economica dipende dalla lotta di classe.

I servizi sociali possono essere garantiti in questo tipo di ordinamento economico soltanto se esiste una mobilitazione sociale degli strati di popolazione più deboli. L'efficienza e l'efficacia del pubblico e in particolare dei servizi sociali non dipendono dalla maggiore o minore voglia di lavorare dei dipendenti, o dalla maggiore o minore capacità manageriale dei dirigenti, ma dalla strategicità del settore rispetto all'economia e alla politica. Il pubblico darà servizi efficienti soltanto quando gli strati deboli della popolazione (una volta si chiamava proletariato) saranno in grado di controllare e determinare la politica sociale; come riuscire a fare ciò esula dall'argomento del presente articolo.

Nella società, esaminando soltanto i paesi sviluppati, vi sarà sempre un maggior bisogno di servizi sociali sia per la progressiva marginalizzazione di vasti strati di popolazione autoctona ed immigrata, sia per l'invecchiamento della popolazione. La privatizzazione e lo smantellamento dello stato sociale per il potere politico-economico oltre ad un problema di ordine pubblico può diventare un mega-affare. Negli U.S.A. lo stato stanzia per il sociale 234 miliardi di dollari l'anno ed infatti si stanno muovendo per investire capitali in questo settore multinazionali di armi orfane della Guerra Fredda come la Lockheed, risulta difficile da capire come faranno a coniugare i dividendi agli azionisti con le prestazioni da garantire all'emarginazione. In Italia sta andando di moda parlare di No Profit o di Terzo Settore (né stato né mercato) "privato sociale". Il ministro Visco per regolare questo settore ha deciso di seguire la strada della legge delega partendo dalla proposta della commissione Zamagni. La proposta della commissione è abbastanza vaga e salvo stravolgimenti del governo durante l'iter legislativo, dovrebbe permettere la possibilità di detassare sia le donazioni ad organizzazioni no profit che i redditi. E' stimato in circa 30.000 miliardi di lire (pari al 2,1% del P.I.L.) il giro di affari delle imprese no profit; queste imprese dovrebbero essere a finalità sociali senza scopo di lucro. Attualmente in attesa di questa nuova legislazione, in Italia si sta smantellando il pubblico ed appaltando il sociale a privati od a cooperative sicuramente a scopo di lucro.

Si deve rilanciare la mobilitazione per il sociale, tenendo presente che non è un problema di quantità di spesa, ma è un problema di qualità di spesa. Le priorità economiche del proletariato sono antagoniste a quelle del capitale.


Da Alternativa Libertaria, ottobre 1996