SCHIAVITU' CONTRATTATA

 

Il 6 settembre le organizzazioni sindacali confederali hanno siglato un accordo sui cosiddetti "contratti di area" che altro non è che la reintroduzione in chiave più moderna delle "gabbie salariali", cioè della differenziazione dei salari a secondo della localizzazione geografica dell'impresa. La filosofia che sta alla base di questo accordo è quella preesistente alle grandi lotte degli anni '60 e muove dalla considerazione che il costo della vita è così diverso nelle varie parti del paese da giustificare salari diversi per lo stesso lavoro a parità di orario, sovvertendo il principio che sta alla base dei contratti collettivi nazionali di lavoro che prevedono uguale salario per lavori uguali. L'intento sarebbe quello di ridurre il costo del lavoro per facilitare le imprese ad investire e invogliarle a creare posti di lavoro nelle aree più povere, attratte dalla prospettiva di corrispondere minori salari. Questa "filosofia" fu spazzata via dalla crescita di coscienza del movimento operaio che era consapevole dell'unicità del mercato e aveva ben capito che al costo minore di alcuni beni in determinate aree del paese corrispondeva il più alto prezzo di altre; si realizzava quindi un equilibrio nel costo complessivo dei beni e servizi che ben giustificava la richiesta che ad uguale lavoro corrispondesse uguale salario. Su queste parole d'ordine i lavoratori italiani costruirono il grande movimento di lotte della fine degli anni '60 e crearono i presupposti per tante conquiste a tutela dei lavoratori che avevano alla base l'egualitarismo e la gestione diretta delle lotte.

I FRUTTI PERVERSI DEGLI "ACCORDI DI LUGLIO"

In parte l'intesa raggiunta recentemente è la logica conseguenza della politica di concertazione varata con i cosiddetti accordi di luglio che se ha portato ad una perdita secca sul fronte salariale e dell'occupazione ha consentito ai padroni profitti tra i più alti nel mondo. L'accordo sottoscritto il 6 settembre realizza uno scambio impossibile e improbabile tra maggiore occupazione e diritti, tra promesse di impiego precario e salario. La deregulation del rapporto di lavoro, la distruzione del collocamento, la flessibilità del rapporto di lavoro introdotta dagli accordi di luglio soprattutto attraverso il lavoro interinale, i contratti di formazione generalizzati, ecc. vengono aumentate a dismisura, lasciando campo libero alla fantasia dei padroni, consentendo di derogare ai minimi contrattuali, di fatto creando delle zone franche a livello territoriale nelle quali non si applicano più le leggi generali sul lavoro e gli stessi CCNL. Intanto anche la legge sulla tutela della sicurezza sul lavoro (L. 626) viene smantellata rinviandone l'applicazione e abrogando le sanzioni per chi la viola tanto che già oggi le morti sul lavoro si succedono in numero impressionante giorno dopo giorno. Da molte parti a sinistra si è detto che siamo di fronte alla fine di un sistema di garanzia dei diritti imposto dal mercato internazionale e quindi inevitabile ma, a nostro avviso, siamo di fronte a qualcosa di più: si accetta di importare condizioni di lavoro da "terzo mondo" in Italia con la motivazione che si vuole impedire l'esportazione all'estero delle attività produttive, si accetta di rendere partecipi i lavoratori di una competizione internazionale che ha come vincitore chi vende a minor prezzo la propria forza lavoro.

RITORNANO GLI STRUMENTI DELL'IMPERIALISMO

A ben guardare non si tratta di niente di nuovo. Già nell'ottocento le potenze imperialiste esigevano dagli stati del terzo mondo le cosiddette concessioni, ovvero parte del territorio nazionale di quegli stati; in queste aree venivano imposte le regole dettate dalla potenza imperialista e tutte le leggi dello stato venivano derogate. Il risultato era il concentramento degli investimenti della potenza coloniale in quello spazio di territorio, un regime di supersfruttamento delle popolazioni, salari miserabili rispetto a quelli della nazione imperialista, ai quali faceva riscontro un profitto altissimo. Certo in tali zone c'era lavoro più che nel resto del paese colonizzato ed anzi si verificavano flussi di migrazione verso queste aree di lavoratori affamati in cerca di occupazione a qualunque prezzo. Riproponendo questo strumento che sembrava superato dalla storia le parti (governo, sindacati, imprenditori) assicurano che l'accordo di programma quadro che governerà ogni singola area e i successivi atti convenzionali necessari alla sua attuazione "... hanno valore di atti conclusivi di conferenze di servizi o di accordi di programma, di modificazione degli strumenti urbanistici, e possono derogare alle norme ordinarie di amministrazione e contabilità nonché a quelle sui controlli". Insomma libertà di stravolgere il territorio, cementificandolo, di annullare i poteri delle autonomie locali (malgrado il tanto decantato federalismo), di eludere le norme sulla salvaguardia del territorio e quindi libertà di inquinare, di riempirlo di puzzolenti discariche in spregio alla legislazione generale dello stato, libertà di fare profitti con le riconversioni produttivi e il mutamento di destinazione delle aree. Certo non è come in Birmania dove profitti e capitali non vengono tassati, ma poco ci manca!

LA SCHIAVITU' DEL LAVORO

Qualcuno si aspetterebbe anche l'introduzione del lavoro coatto, ma qui la filosofia è più sottile. E' l'accordo che governa le modalità di sfruttamento del lavoro e pertanto si concede massima flessibilità con la possibilità del lavoro in appalto e in affitto, con l'introduzione delle assunzioni a termine, si consentono orari di lavoro su richiesta del datore di lavoro ed al di fuori di quelli previsti dai contratti. La libertà di licenziare è assoluta, l'utilizzazione massima degli impianti è assicurata, la possibilità di ricorrere al lavoro straordinario è illimitata, a danno dell'occupazione, ovviamente; le agevolazioni in materia di crediti sono assicurate e circa 5 mila miliardi vengono investiti a fondo perduto, senza alcuna garanzia che l'occupazione creata sia stabile e non venga soppressa dai padroni appena raggiunto l'obiettivo prioritario di beneficiare di prestiti a tasso agevolato, di finanziamenti a fondo perduto, dopo aver acquisito la proprietà dei suoli a prezzo agevolato per realizzare poi speculazioni edilizie.. Inoltre la novità assoluta di questo accordo che fa si che esso sia più conveniente per i padroni delle vecchie gabbie salariali è che non vi è alcuna limitazione geografica o territoriale nella individuazione delle aree di crisi nelle quali applicare l'accordo e che inoltre non vi sono categorie di lavoratori esenti dall'applicazione di queste particolari condizioni di lavoro. Non ha caso le OO.SS. stanno subendo senza reagire l'attacco alla struttura dei Contratti Collettivi di lavoro al punto che le declaratorie professionali e quindi l'individuazione dei livelli retributivi vengono sottratti alla regolamentazione del CCNL. Si veda a riguardo il contenuto del Disegno di Legge Bassanini di accompagnamento alla finanziaria, meglio conosciuto come provvedimento sul federalismo e le norme a riguardo del personale degli enti locali e delle università e della scuola. Si scoprirà che viene data facoltà alle amministrazioni locali e alle università di farsi ognuna il proprio ordinamento professionale e relativi livelli retributivi mediante atti autoritativi a prescindere dai CCNL.

PROSTITUZIONE DEL DIRITTO AL LAVORO E OCCUPAZIONE

Al di là di ogni considerazione viene tuttavia da domandarsi: ma la flessibilità assoluta del mercato del lavoro, il maggior sfruttamento, i maggiori profitti dei padroni creano più occupazione? I dati rilevati dagli osservatori economici di differente orientamento politico dimostrano che è vero il contrario. Il solo effetto di questi provvedimenti è quello di deprimere i diritti dei lavoratori, accendere la concorrenza sui mercati mediante la diminuzione del costo delle merci, aumentare i profitti a tutto danno dei lavoratori e dei loro salari, introdurre precarietà nel rapporto di lavoro, deprimere il mercato interno, accentuando una politica recessiva che a sua volta deprime l'occupazione, ma fa tanto piacere al capitale finanziario. In ultima analisi l'impatto di questi provvedimenti sul mercato del lavoro produce effetti di segno esattamente contrario agli obbiettivi dichiarati del provvedimento.

REAGIRE ALL'ATTACCO PADRONALE

A questa politica del padronato che assume aspetti comuni in tutto il mondo occorre rispondere con un collegamento tra gli sfruttati per una lotta comune per l'occupazione che rifiuti la logica della concorrenza tra lavoratori per offrire condizioni di sfruttamento più appetibili per i padroni. Sulla strada della competizione tra i lavoratori non c'è che la rovina delle loro condizioni di vita e in prospettiva la guerra che fa le prime vittime proprio tra i lavoratori. Da queste considerazioni viene l'incondizionato appoggio dei comunisti anarchici a tutte le lotte per l'occupazione combattute in nome della solidarietà. A ciò si aggiunga l'impegno a battersi contro le politiche recessive in vigore soprattutto nei paesi europei in nome di Maastricht, per sconfiggere la logica della contrapposizione tra i popoli. Perciò il nostro obbiettivo immediato è rompere l'accerchiamento mediante la denuncia e la lotta contro i contenuti di questo accordo.


Da Alternativa Libertaria, ottobre 1996