MARCE EUROPEE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE: PRIMAVERA 97

 

La motivazione principale

La Conferenza intergovernativa europea si apre con l'ordine del giorno sulle questioni istituzionali. Queste questioni ci sembrano lontane dalle preoccupazioni quotidiane dei cittadini europei.

I servizi pubblici e l'occupazione sono preoccupazioni maggiori in Francia, come abbiamo avuto l'occasione di vedere durante gli scioperi del novembre/dicembre 95. A livello europeo, si può di contro pensare che la questione dell'occupazione è quella che unisce di più, in quanto la disoccupazione crescerà in Germania e Scandinavia quanto nell'Europa del sud.

Da un lato si attende di legare a una ridiscussione delle finalità europee, dall'altra un'esigenza di politiche determinate ed efficaci per lottare contro la disoccupazione. Questo e su queste questioni che noi possiamo provare a pesare per un'organizzazione , una mobilitazione d'ampiezza europea.

I problemi politici

Il più importante rinvio al fatto che l'Europa è un centro di decisione lontano, dove è difficile sapere ciò e vicino di chi rivendicare. La credibilità di una mobilitazione a livello europeo non è perciò evidente per dei larghi strati della popolazione. Una delle soluzioni per risolvere queste difficoltà sarà, forse, di combinare rivendicazioni e preoccupazioni europee e nazionali per dare a ciascun paese degli slogans e di punti d'appoggio rivendicativi che potranno essere facili da formulare e da difendere da una scala di massa.

La seconda difficoltà, che parte in grande dalla prima, attiene al programma rivendicativo.

Le rivendicazioni messe in evidenza dal movimento sindacale e associativo nei diversi paesi non sono le stesse: la riduzione oraria non ha, per esempio, lo stesso posto in Francia o in Germania e in Gran Bretagna. Trovare delle rivendicazioni efficaci in quadro europeo aggiunge difficoltà: le istituzioni europee non sono "mandatarie" per applicare una politica sociale, e l'esposto di rivendicazioni s'inscrive nel quadro di testi esistenti (domandare, per esempio, che un criterio di occupazione se aggiunto ai criteri previsti per entrare nella moneta unica, come il tasso di disoccupazione del 2 -3%) può spaccare tra chi accetta e chi rifiuta tale testo.

Se si aggiunge a tutto ciò gli elementi di dibattito - normale e legittimo -che spaccano i sindacati e le associazioni su gli elementi da privilegiare per lottare contro la disoccupazione: la riduzione oraria è prioritaria e deve essere compensata integralmente sul piano salariale?

Bisogna privilegiare la politica industriale e la creazioni di posti di lavoro? Quale sarà la natura dei posti creati? Quale politica contro le decentramenti, clausole sociali, quote? Come articolare rivendicazioni generali e rivendicazioni immediate contro la disoccupazione e l'esclusione, esigenza di una rimessa che permetta a tutte e tutti di vivere dignitosamente? Si vedono tutte le difficoltà a mettere in cantiere un programma di rivendicazioni comune.

Una soluzione potrebbe essere quella di fare a livello europeo un testo radicale sulla denuncia della disoccupazione e delle sue conseguenze, sulla critica della politica europea che aggrava ancora la situazione e abbastanza generale sulle proposte: creazione d'impiego, riduzione oraria, obiettivo del pieno impiego, lotta contro la precarietà e di rinviare a livello nazionale i dettagli rivendicativi. Sarà ugualmente possibile accordarsi prima tra le forze sindacali e le associazioni nei diversi paesi. Bisognerebbe testare tutto ciò a Firenze.

I problemi pratici

Se si vuole creare una choc, rimuovere le coscienze e sollevare l'entusiasmo serve una mobilitazione che segni gli spiriti, un'azione di altissimo livello. Da qui l'idea di una marcia europea che in tre mesi traversi tutto il nostro continente e evidenzi anche l'ampiezza del problema disoccupazione e la nostra determinazione a combatterlo.

I problemi pratici sono perciò numerosi.

La prima riflessione è la difficoltà stessa a organizzare tali marce. Abbiamo in Francia l'esperienza di marce di un mese e mezzo con molti problemi umani, problemi di alloggio nelle città/tappa, problemi logistici. Inglesi e spagnoli hanno avuto esperienze simili.

La seconda riflessione è la disparità di mobilitazione che noi incontreremo inevitabilmente a livello europeo: tutti i paesi non si mobiliteranno allo stesso modo e questo è secondario in inizio tappa (noi possiamo avviarci dal Portogallo, ma anche dalla Spagna o Berlino, ma non possiamo agganciare una marcia che arriva nel corridoio renano) è catastrofico a fine percorso una défaillance belga o peggio olandese.

La terza riflessione è la difficoltà di coordinamento, la messa in strada europea delle cose. Tali marce, per avere un senso, non possono essere un semplice "collage" di marce nazionali, necessitano di una identità europea; ciò significa del materiale di propaganda, dei logo, degli oratori pronti a spostarsi da un paese all'altro, di uno staff, un luogo che centralizzi un minimo l'insieme delle marce, finanziamenti europei.

Uno schema di ciņ che proponiamo

In giugno, a Firenze, bisognerà mettersi d'accordo sul principio di dell'iniziativa sulle marce, su ciò che noi decideremmo di fare, non sarà deciso, non avremmo più il tempo di organizzarlo.

L'architettura del progetto potrà prendere un po' più di tempo ma legati alle distanze geografiche. Madrid-Roma sono, per strade dirette, a 1600km da Amsterdam. Questo vuol dire 80 giorni minimo (1600:20), quindi una partenza al più tardi nei primi di aprile per arrivare ad Amsterdam nella prima quindicina di Giugno. Bisognerà partire prima se l'inizio sarà in Italia del sud o in Grecia, o Portogallo o Andalusia. Gli altri punti di partenza potenziali sono più vicini: Berlino a 650 km. Dublino a 850km ma Stoccolma è a 1300km.

La "partenza top", con le grandi linee di percorso dovrà quindi essere data al più tardi alla fine di Gennaio 97. Per lanciare questa "partenza top" l'ideale sarebbe tenere una riunione europea (conferenza, forum, poco importa il nome) che abbia le seguenti funzioni:

Resta da trovare il luogo (Bruxelles?), comodo per il trasporto, con sale di traduzione, alloggi per almeno una notte.

Prima di questa riunione, a metà tappa, bisognerà dare sostegno e le partecipazioni alle marce:

Bisognerà anche riflettere prima di questo incontro su tutta una serie di questioni materiali e politiche; le prime rinviate al carattere più o meno europeo dell'iniziativa. Alcune sono semplici da risolvere: avere un logo comune per le marce, degli adesivi. Le altre sono più complicate: avere più materiali comuni (giornali europei, o partiti europei, una stampa più nazionale durante la marce) gestire gli oratori dei diversi paesi che possono intervenire nelle riunioni pubbliche durante le marce, uno staff europeo ecc.

Ecco alcuni dei problemi che noi vediamo.

La loro semplice esposizione mostra che il primo mezzo del quale dobbiamo dotarsi sarà un bollettino di discussione, sulle questioni politiche come su quelle pratiche per collettivizzare un minimo i problemi. Questa è una pre-condizione per la riuscita di una mobilitazione europea di questa ampiezza.


Da Alternativa Libertaria, ottobre 1996