Non servono i cannoni sulle spiagge... basta la Bossi-Fini!

 

La Bossi-Fini è più di una guerra sulle spiagge contro le zattere dei derelitti, è sinonimo di emarginazione e povertà, esclusione e sfruttamento, le frontiere diventano sempre più invalicabili e lontane.

I migranti e le migranti che vogliono vivere in Italia, e in Europa, si trovano ad affrontare un'infinità di problemi: impossibilità di ottenere il permesso di soggiorno, impossibilità di trovare un lavoro in regola, impossibilità di avere come diritto fondamentale l'asilo politico, di fatti non esiste un regolamento chiaro per darlo e con questa nuova legge killer sarà sempre più difficile. Impronte digitali per tutti e tutte, criminalizzazione mediatica, repressione poliziesca, rimpatri senza nessuna ragione, quote di vita decise a tavolino da ministeri grassi e in odor di camicia nera, morti silenziose e nascoste tra le acque del mare, inesistenze forzate dentro i CPT.

Le carceri si affollano di povera gente in cerca di fortuna colpevoli di non avere nulla e di non trovare nulla, le strade si riempiono di donne schiave dei clan mafiosi che le costringono a vendersi per un mercato, quello sessuale, che va allargandosi sempre più.

Gli immigrati e le immigrate sono fantasmi dentro le città, hanno una sorta di peccato originale per la società in generale, colpevoli di qualcosa solo per essere stranieri/e.

Colpevoli di essere sfruttati/e dal capitalismo che trova in loro l'anello più ricattabile, manodopera a basso costo per tutti i tipi di lavoro con salari burle e condizioni disumane.

A tutto ciò si aggiunge un problema che affligge se non tutti/e almeno un buona percentuale di immigrati/e cioè la casa.

Non esistono praticamente programmi residenziali atti a risolvere l'alloggio per migranti, i prezzi degli affitti (e questo anche per gli italiani) sono improponibili e sproporzionati in rapporto agli stipendi, la maggior parte degli e delle immigrati/e vive in alloggi di fortuna, per strada, ammassati in appartamenti minuscoli in decine di persone, anche i rifugi notturni per persone disagiate sono preclusi ai cosiddetti "illegali e clandestini". A tutto ciò si aggiunge il fatto che molti padroni di casa soffrono di una vecchia malattia sociale che si chiama razzismo e non danno in affitto le loro case a persone di un'altra nazionalità.

Ma il problema della casa è un problema che coinvolge sia i nativi che i/le migranti e anche questa lotta può essere un momento di coesione, di costruzione di quei ponti che ci mancano per sradicare l'immagine del diverso e parlare di classi sociali e non di etnie, di razze e di nazionalità.

Nelle scuole e nel territorio mancano troppo spesso progetti sociali di interculturalità che aiuterebbero sia i/le migranti che i nativi per conoscersi e riconoscersi e per facilitare l'integrazione (almeno quella linguistica) dentro la comunità sociale che dovrebbe far di tutto per accogliere e aiutare i/le nuovi/e arrivati/e.

Non ci sono formule magiche per risolvere questa situazione, serve solidarietà, soprattutto la solidarietà di classe fra gli sfruttati e le sfruttate, e la lotta costante e quotidiana contro una società borghese razzista che preferisce non vedere la miseria e la povertà che gli stanno attorno e delega ai cannoni bossiani e alle prigioni le sofferenze altrui.


da Alternativa Libertaria - ottobre 2003, foglio telematico della FdCA