N’est que un debut
(e questo non è che l’inizio...)

 

Un nuovo clima di pacificazione regna sulla nazione. Il governo Berlusconi evita di fare errori clamorosi e riesce a incassare uno dei pochi successi del suo mandato, di sicuro l'unico su cui siamo disposti a rallegrarci, il rilascio delle due Simone (le chiamiamo anche noi, così, confidenzialmente).

Non importa che diverse volte il governo sia stato invitato perentoriamente al silenzio (per carità state zitti e lasciate fare a qualcun altro, e evitate almeno di far danni).

Non importa quanto sia risultato manifesto l'autogol dei rapitori spiazzati dalla reazione di massa nello stesso Irak e in tutto il mondo arabo, anche fuorisede. Non importa che la parte di successo legata alla diplomazia internazionale sia stato ottenuta grazie agli ultimi brandelli di rapporti di politica estera rimasti dalla prima repubblica non ancora irrimediabilmente compromessi da barzellette su arabi e nani: il nostro (?) ha strappato un conveniente 4x2 (un riscatto per due, anzi quattro ostaggi, per quanto gli altri due non fossero articoli pregiati).

Con l'applauso sfegatato dell'opposizione, ansiosa di essere a sua volta citata come corresponsabile (almeno) del successo. In cambio, balletti e cortesie: come siamo stati bravi, come siamo in grado di salvare l'Italia quando si lavora tutti insieme, ragionevolmente e responsabilmente. Facciamolo più spesso.

Quello che non si capisce è cosa ci sia di ragionevole e responsabile nell'accettare di mantenere le truppe in Irak, nel credere a una possibile transizione democratica e libere (?) elezioni portate in punta di bombe, nel contemporaneo armare un dittatore perché ci tenga fuori dalla porta (lontano dagli occhi lontano dal cuore) la maggior parte dei disperati che cercano salvezza da noi.

Per non parlare di una riforma della scuola che "non si può ricominciare da capo", una precarizzazione del lavoro largamente condivisa perché "moderna", l'esigenza irrinunciabile di riformare le pensioni, e chi più ne ha più ne metta. E non pochi distinguo verranno fuori in questi lunghi mesi già di campagna elettorale, in cui le lotte di chi lavora, di chi studia, di chi non sopporta la guerra e le moderne vergogne legate alle nuove forme di schiavitù, cresceranno, ci auguriamo, al di là del senso di "responsabilità" dimostrato da chi si candida a governarci nel senso della continuità sostanziale con il presente.

elledi


da Alternativa Libertaria - settembre 2004, foglio telematico della FdCA