PRIVATI DELLA SCUOLA

 

l finanziamento della scuola privata viene proposto a livello statale dal Disegno di Legge n. 2741 presentato a nome del Governo Prodi dal Ministro Berlinguer il 5 agosto 1997. Nell’art. 1 del provvedimento si riconosce "... il valore e il carattere di servizio pubblico sulle iniziative di istruzione e formazione, promosse da enti e privati ..." e si dispongono stanziamenti a favore delle famiglie degli alunni che frequentano queste scuole private che perciò vengono dette paritarie. Tuttavia "Le somme destinate agli alunni delle scuole paritarie sono accreditate presso le scuole stesse, che attestano la frequenza degli alunni" (art. 3, 3.).

In tal modo si viola palesemente l’art. 33, III comma della Costituzione che riconosce ad enti e privati la libertà… di istituire scuole purché‚ senza oneri per lo Stato.

Tale provvedimento, presente già nel programma dell’Ulivo, ha costituito la merce di scambio con la componente cattolica dell’alleanza di governo per dar vita alla coalizione e dimostra l’irreversibile crisi di valori che attanaglia ormai inesorabilmente quell’area che oggi si riconosce nei "Democratici di Sinistra". Essi, se mai lo sono stati hanno ormai perduto la nozione stessa di laicità… e consentono con tale provvedimento non solo il salvataggio delle scuole cattoliche in crisi di frequenze e carenti di risorse, ma contribuiscono a smantellare dalle fondamenta il servizio scolastico pubblico, conquista di civiltà… e diritto inalienabile delle popolazioni.

Il provvedimento governativo è parte di un progetto organico di smantellamento della scuola pubblica attuato mediante la sua dequalificazione e l’introduzione dell’autonomia degli istituti scolastici. Essa, ben lungi dal costituire una burocratizzazione dell’istruzione - come richiesto da sempre da genitori, alunni e insegnanti - è funzionale esclusivamente alla dissoluzione della offerta pubblica di istruzione in qualità e quantità.Il progetto governativo infatti prevede una progressiva riduzione delle risorse pubbliche e la contestuale aziendalizzazione di ogni scuola che verrebbe dotata di bilancio autonomo e di un proprio consiglio di amministrazione e gestita sulla base di un progetto formativo che risponde agli orientamenti di maggioranza del suo consiglio di amministrazione. Ogni scuola si porrebbe così sul mercato come monade, offrendo il proprio prodotto in competizione con le altre scuole.

È del tutto evidente che per questa via si ottiene l’asservimento della scuola e della formazione al mercato e alle aziende che, entrando nei consigli di amministrazione dei singoli istituti scolastici con poteri corrispondenti all’entità dei finanziamenti erogati, potranno orientare la formazione anche ideologica e culturale della forza lavoro. E così alla libertà nella scuola si sostituirà la "libertà delle scuole", divenute portatrici di una cultura della separazione, della differenza, del rifiuto del confronto individuale e del pluralismo.

Tutto il progetto governativo è dunque all’insegna della precarietà, della flessibilità, della concorrenza, dell’interesse individuale, valori che ad avviso del governo vanno introiettati dai giovani perché‚ rispondono alle esigenze del mercato del lavoro. L’obiettivo primario è insomma l’individualizzazione dei rapporti sociali e produttivi, valori funzionali a questa fase dello sviluppo capitalistico.

Ma il provvedimento governativo non è il solo strumento del quale ci si serve per condurre l’attacco alla scuola pubblica.

Lo anticipano e lo accompagnano leggi regionali come quelle dell’Emilia Romagna, del Piemonte, del Friuli, che in vario modo e misura finanziano la scuola privata, con l’obiettivo di costituire un servizio integrato pubblico-privato, che attraverso lo strumento delle convenzioni inserisce le scuole private nel sistema pubblico della formazione, con buona pace del mercato e della concorrenza e ne fa imprese assistite che svolgono - finanziate con soldi pubblici - un servizio ideologicamente orientato di formazione che viene spacciato per servizio pubblico.

Ma non basta!

Quando non è la Regione ad intervenire sono i Comuni che con proprie delibere sottraggono risorse alla scuola pubblica per destinarle a quella privata, soprattutto confessionale. Ne sono un esempio scandaloso le delibere adottate dal Comune di Roma, di Pesaro, di Verona, per citarne alcune.

Tutte le donne e gli uomini che amano la libertà, indipendentemente dalle idee politiche e religiose nelle quali si riconoscono, non possono tollerare questo attentato alla dignità e alla libertà di coscienza, soprattutto quando le vittime di questa violenza sono bambini che frequentano la scuola materna, che, a causa della loro età, sono tra gli esseri più indifesi di fronte al tentativo di plasmare le loro idee.

Occorre quindi una forte mobilitazione per contrastare questo attacco alla libertà, stringendo ampie alleanze nella società, costituendo Comitati, sviluppando iniziative a difesa della laicità… e della natura pubblica della scuola, per una formazione che veda genitori, alunni e insegnanti come i diretti gestori, membri alla pari di una comunità scolastica che costituisce una formazione sociale nella quale la coscienza deve potersi sviluppare libera da condizionamenti confessionali.

Il bambino che entra nella comunità scolastica deve poter avere la garanzia della libertà nella scuola, dell’inserimento in un ambiente che aiuta la sua formazione culturale e umana attraverso il confronto dialettico delle esperienze culturali ed etniche, religiose e non religiose; deve poter assorbire il valore del pluralismo culturale e religioso, del confronto dialettico tra le diverse ideologie e credenze per sviluppare una propria elaborazione di valori che contribuirà a formare la sua personalità.

Sono questi i valori della scuola laica e non confessionale, pubblica e libera che noi intendiamo aiutare attraverso:

Strumenti della mobilitazione della lotta possono essere anche azioni di carattere giuridico volte a scardinare il progetto della controparte governativa e confessionale, azioni che devono essere accompagnate e sostenute con la mobilitazione costante e la lotta di settori sempre più ampi della società civile che vanno coinvolti e sensibilizzati con la propaganda, la raccolta di firme, l’informazione, il dibattito culturale, il confronto tra esperienze religiose e laiche, alla ricerca della libertà e dell’autonomia culturale di ognuno, in difesa di valori universali di fratellanza e di solidarietà. 

Gianni Cimbalo

Da Alternativa Libertaria, giugno 1998