Prima le donne e i bambini

Storie di ordinaria follia

 

"Prima le donne e poi i bambini" era lo slogan con il quale si mostrava un minimo di galanteria anche verso esseri ritenuti naturalmente inferiori, ma per secoli considerati degni di un minimo di rispetto perché destinati alla perpetuazione della razza umana.

Oggi il fatto che interi popoli, prostrati dalla miseria spingano donne e bambini avanti o se ne facciano scudo per sbarcare nell'occidente civilizzato è motivo di riprovazione da parte di molta stampa, quando non elemento dimostrativo della teoria razzista della supposta inferiorità di popoli che lasciano la loro terra come se fosse un vezzo, un'abitudine. S'è sentito pure dire che gli albanesi che fuggivano da Berisha e dal disastro economico e politico dell'Albania non avevano spirito di patria perché dovevano stare là a difenderla dai ribelli!

Negli ultimi anni infatti dai paesi dell'Est è andato crescendo il commercio di carne infantile e femminile, per non dire dell'arrivo di ragazze e bambini slavi assetati di soldi e disposti a vendersi per questo, a fare dai lavavetri, alle prostitute, a lavori di tutti i generi compresa la prostituzione. Il tutto molto spesso sotto la protezione di connazionali, parenti, amici di parenti che sfruttano quindi a fini economici la debolezza di donne e bambini. Naturalmente la malvagità di tali uomini è evidente, ma si sorvola sulle cause di questa esplosione di malvagità, sulla cattiveria di popoli che hanno la sola colpa di aver subito per anni dittature personali vestite da comuniste e che ora si inseriscono velocemente nella logica del mercato, quella logica che oggi tutti - dai padroni alla sinistra (?) - propagandano come panacea di tutti i mali.

Nulla si dice di quanta responsabilità ci sia nella società occidentale: a partire da quella degli uomini che sfruttano donne e bambini, anche solo usandone per atti sessuali, fino allo sfruttamento lavorativo da parte di singoli, di ben organizzate multinazionali, ecc. che con pochi soldi nella loro terra d'origine o in Italia allargano i loro profitti a dismisura (gli albanesi che lavoravano per le settecentocinquanta ditte italiane per centocinquanta/ duecentomila lire il mese dicono nulla?).

Si potrebbe dire che, questi popoli abbiano capito fino in fondo e fin troppo bene la logica capitalistica. Oggi il capitalismo ha vinto e come al tempo dei romani ai vincitori toccano gli ostaggi, donne e bambini in prima istanza e gli uomini da schiavizzare per i lavori dei padroni.

Ecco quindi che significato dobbiamo dare all'uso che tanto scandalizza di farsi scudo di donne e bambini per poter sbarcare nell'occidente e per poter accedere alle ricchezze dei vincitori. E' drammatico ma è così.

SUA

PS.: Alcuni lettori hanno chiesto perché la firma Sua, come pseudonimo. A parte il fatto che la maggioranza dovrebbe saperlo per affinità....culturale, ricordo a chi non lo sappia che Sua è la protagonista di un bel romanzo di Maurizio Maggiani intitolato "Il coraggio del pettirosso", sul quale torneremo perché merita altre citazioni. Sua è una donna che diversi secoli fa viveva in una comunità delle Apuane e che resistette anche al passaggio della Controriforma; anzi sopravvisse alla distruzione della comunità coltivando lei stessa la memoria della comunità distrutta e il ruolo positivo che ivi veniva attribuito alle donne, imparando a scrivere e stampare e quindi assumendosi il ruolo di propagatrice della memoria storica anche nei bui tempi della sconfitta della ragione e del prevalere di oscure teorie religiose, politiche e morali come quelle che la Chiesa cattolica imponeva col terrore. Fra le altre cose ci pare che il compito che oggi spetta a chi voglia richiamarsi a quell'esperienza narrativa, usando il nome Sua non sia meno arduo proprio per l'oscurità dei tempi che corrono e il bisogno di non farsi travolgere dalle teorie politiche totalmente irrazionali che stanno oscurando gli spazi dell'azione politica.


Articolo da Alternativa Libertaria - maggio 1997