Bimbi all'ammasso

 

Alla fine del 1996, la scuola è stata investita, suo malgrado, da una serie di emanazioni di Palazzo che obbligano ad una lettura stratigrafica. Occorre, infatti, tener presente:

Di quest'ultimo sussulto del Ministero ci occuperemo brevemente. Inviato alle scuole elementari di tutta Italia per essere sottoposto a consultazione (udite! udite!), il documento si autolegittima senza indugi ponendosi subito come vettore della nuova scuola elementare - i nuovi programmi sono del 1985 e la Legge 148 di riforma è del 1990- verso il quadro della "prossima" autonomia scolastica, verso il riordino dei cicli, verso la verifica della riforma. Piomba così sulla scuola elementare, che ha da poco messo a regime la Legge 148/90, una improvvisa ma altresì sterzata che attraverso un suadente linguaggio di pedagogia avanzata e progressiva introduce strumenti di gestione e di FLESSIBILITÀ ispirati agli ormai noti standard di PRODUTTIVITÀ e COMPETITIVITÀ (sul mercato, prossimo futuro dell'istruzione).

Tra gli enunciati che delineano la funzione della scuola primaria nel sistema formativo, troviamo l'alfabetizzazione di base con approccio ai quadri concettuali dei fondamentali campi del sapere...troviamo sviluppo della padronanza dei linguaggi e della creatività...troviamo la promozione della convivenza democratica ed interculturale, ma NON si trova traccia di: sviluppo del pensiero CRITICO, delle capacità di VALUTAZIONE, di pensiero DIVERGENTE. Forse per "agire autonomamente e responsabilmente nel contesto socio-culturale" dato, si dovranno allevare bimbe e bimbi capaci di creare paesaggi, percorsi e quadri di diverso tipo...ma senza alcuna possibilità di conoscere, capire e MODIFICARE la cornice?

Per bambine e bambini flessibili, ci vuole una scuola flessibile: ed eccovi l'autonomia che "impegna la scuola primaria a scelte di qualità per rispondere ai bisogni educativi di ciascun contesto sociale". Non vi assale una punta di scetticismo? Già si assiste al pullulare di spots ed autopromozioni di scuole che offrono servizi, premi e cotillons per attirare iscrizioni, donazioni, sponsor... e chi stabilisce quali sono i bisogni del contesto sociale e quanti sono i "contesti sociali"? Soprattutto, QUALI SONO?

Saranno delle enclave stabiliti per censo, per quartiere, per regione, per latitudine, per opzioni politiche religiose, il mercato della formazione nella sua globalità?? Non vi assale, per un attimo, il dubbio che la soggettività della scuola nel proporre un progetto educativo sia subordinata ai "bisogni" del territorio, anziché interagirvi? Un po' di flessibilità, che diamine! - ci dice il collega della CGIL o del C.I.D.I. o del M.C.E.

Sarà infatti FLESSIBILE l'organizzazione del lavoro: perché si farà l'organico, perché scomparirà la titolarità su classe e le classi si apriranno (ma non c'era già la Legge 517/77?) si spezzetteranno, per gruppi, di classe e di alunni. Aumenterà l'offerta per ambiti di intervento, valorizzando le risorse professionali disponibili, elaborando "progetti di qualità". E' questa scuola dei laboratori, degli atelier, dei gruppi e delle attività elettive? Quella che moltiplica le esperienze ed educa all'autogoverno?

Ritorna il dubbio che tanto luccicare sia solo un fondo di bottiglia. I bimbi gireranno gruppi e classi, per attività e progetti, giocando - povere creature - ad un gioco nuovo: il gioco della flessibilità che li accompagnerà fino all'età adulta quando cambieranno molte volte lavoro, riconvertiranno le conoscenze, si ricicleranno passando così ludicamente dalla scuola dei cicli ai cicli del mercato.

Anche le maestre e i maestri gireranno per i plessi, le classi e i gruppi, forse più per fare supplenze e sostituzioni, forse più per ritagliarsi uno spazio disciplinare, forse più per aver maggior potere contrattuale verso il direttore-manager.
Pochi soldi per questa nuova scuola, poco spazio per il tempo pieno (troppo lento, troppo comodo, dicono i sostenitori della produttività e della giostra della flessibilità), poca formazione per gli insegnanti, ma chi vuole può ben candidarsi a "figura di sistema". Trattasi di una sorta di Jolly vincente di questo documento ministeriale: infatti tali figure previste dal CCNL all'art. 38 erano di difficile realizzazione, ma ecco il colpo vincente del Gruppo Tecnico del M. P. I.

Le certezze, però ci sono! 4839 scuole chiuse...24.478 classi soppresse...3885 insegnati in meno...finanziamenti più magri...collegi docenti asfittici che non decidono più nulla. Tutto è già stato deciso dal quadro delle compatibilità. La scuola che cambia. eh...?

Infine, l'ampia alfabetizzazione culturale prevista dai programmi del 1985 (l'alunno/a allora era ancora portatore e detentore di diritti) scompare, per lasciare il posto al SYLLABUS ESSENZIALE, quale base comune di ogni scuola elementare del paese.

Ragazzi poche cose e tanti bei progettini qualità!

Forse sarà necessario accettare la sfida sul piano professionale e sindacale: far sì che l'autonomia diventi autogoverno, progettualità culturale e sociale della scuola nel territorio; far sì che l'offerta formativa non diventi supermarket dove raccogliere punti-qualità, ma un percorso ispirato alla pedagogia della libertà, della ricerca, della formazione di individui capaci di pensiero critico, portatori di diritti, protagonisti del loro futuro, soggetti modificatori dell'esistente, perché ci sia più libertà, più solidarietà, più uguaglianza.

donato romito


Articolo da Alternativa Libertaria - maggio 1997