A volte ritornano!

 

A parte il periodo che va dal 1945 al 1990 in cui l'economia capitalista è impegnata in una dispendiosa corsa agli armamenti che assorbe ingenti risorse il cui unico scopo, poi riuscito, è portare al collasso le economie dei paesi a socialismo reale; durante l'ultimo secolo nella divisione internazionale delle sfere d'influenza, avvenuta con forti contrasti, tra i vari paesi capitalisti, l'Albania insieme ad alcune aree del Mediterraneo spettano all'Italia. Chiaramente in queste varie aree di influenza sparse per il pianeta sorgono dei conflitti generati da questioni economiche che spesso interagiscono su storiche problematiche etniche, religiose e culturali, portando ad interventi militari atti a ripristinare la stabilità necessaria a far si che gli investimenti abbiano una loro congrua redditività; infatti nei luoghi dove non vi sono grossi interessi i conflitti continuano nella più completa indifferenza, a parte qualche ipocrita azione di sicura risonanza propagandistica.

Nello Zaire ed in Ruanda continuano a massacrarsi ma nessuno interviene; in Somalia appena si sono resi conto che non era più economicamente conveniente le forze di intervento se ne sono andate lasciando la popolazione in balia di bande armate che si fanno la guerra; in Kuwait, dove si trovano il 10% delle risorse petrolifere mondiali sono intervenuti immediatamente con i noti risultati; la Slovenia, collegata strettamente all'area economica del Marco ha ottenuto l'indipendenza senza colpo ferire; la guerra tra la Croazia (abbastanza legata alla Germania) e la Serbia (legata alla costituenda sfera d'influenza russa la quale al suo interno ha forti contraddizioni) è stata di breve durata anche se purtroppo vi sono stati ingenti distruzioni e massacri specialmente in Slavonia; in Bosnia la guerra continuerà indisturbata finché da parte dei grandi investitori non ci si sarà resi conto di quanto è vantaggioso il business della ricostruzione.

Queste operazioni militari, chiaramente imperialistiche, vengono chiamate ipocritamente "operazioni di polizia internazionale" atte a rimettere la legalità; il comando viene affidato alla nazione con maggiori interessi nell'area in questione, il grado di partecipazione delle altre nazioni è direttamente proporzionale all'interesse economico gravante su quell'area. L'intervento militare in Albania ha lo scopo di riportare la legalità necessaria agli investimenti e proteggere le fabbriche, di cui molte italiane (si stima che il costo mensile della mano d'opera albanese costi all'imprenditore italiano 300.000 lire al mese compreso i contributi e che gli imprenditori, negli tre anni abbiano dato lavoro a 100.000 albanesi); il comando è stato affidato all'Italia: sono del tutto assenti Stati Uniti e Inghilterra, vi partecipano paesi dell'area mediterranea e balcanica; ciò non è casuale ma dipende dagli interessi economici che hanno sia direttamente in Albania sia nell'area geografica circostante.

L'intervento militare non si presenta privo di rischi. Infatti secondo il centro studi Kissinger, per bocca del suo direttore, Januz Bugajski, si afferma: "I Governi occidentali debbono essere preparati al fatto che le truppe subiranno qualche perdita. Il disordine è tale e le armi sono in mano a tutti, che non c'è da sorprendersi se i soldati internazionali saranno accolti da una sparatoria generale". Gli investimenti italiani effettuati in Albania sono sia legali che illegali. Gli investimenti legali sono avvenuti specialmente, anche se non in maniera esclusiva, al nord del paese, mentre quelli illegali, anche questi non in maniera esclusiva, al sud. L'Albania e l'Italia sono separate da uno stretto braccio di mare, il cui punto più stretto è tra Valona e Otranto (40 miglia; Valona-Brindisi 55 miglia; Durazzo-Brindisi 75 miglia; Durazzo-Molfetta 115 miglia); in questo tratto avvenivano e avvengono tutta una serie di traffici illeciti in mano alla mafia pugliese: traffico di armi (specialmente verso la Bosnia), traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco dalla Russia, immigrazione clandestina sia di cittadini albanesi che provenienti dall' est europeo che dall'Asia. I proventi di queste attività illecite erano rinvestite nelle finanziarie, il cui controllo è in mano alla mafia pugliese con prestanomi albanesi; come azionisti erano presenti anche esponenti della leadership albanese.

Il Governo albanese ha utilizzato queste finanziarie per favorire un piano di pseudo privatizzazione cercando di attirare gli investitori stranieri (specialmente italiani) con sgravi fiscali, mano d'opera a prezzi bassi, alti interessi (troppo alti!). I Governi europei hanno appoggiato questa politica. Le finanziarie concedevano interessi mensili del 50% con punte del 70%. Drenati tutti i risparmi degli albanesi e non potendo più garantire i profitti le finanziarie sono fallite. Questo ha impoverito la popolazione albanese causando la rivolta.

Gli albanesi usciti da una economia di regime e pianificata nella quale, malgrado tutto i servizi essenziali venivano garantiti, vi era una totale assenza di beni di consumo, sono stati illusi che il sistema capitalistico offrisse prosperità. Come ben sappiamo il capitalismo, agli appartenenti alle classi meno abbienti, che sono la stragrande maggioranza della popolazione, può offrire soltanto miseria, sfruttamento e dolore. Questa illusione era stata costruita dai mass media specialmente dalla televisione ed in particolare quella italiana; questo spiega sia l'esodo di massa verso l'Italia sia la conoscenza della lingua italiana.

Altre attività illecite sono le coltivazioni della coca e dell'hashish nei monti vicino Saranda. La rivolta è scoppiata al Sud essendo quelle popolazioni le più esposte , mentre il Nord a maggior presenza di investimenti legali è rimasto nel complesso fedele a Berisha, il quale è un potente in quell'area geografica. Però la divisione Nord/Sud va considerata come linea di tendenza e non ancora un qualcosa di definito e stabile. Negli stati confinanti vi sono delle minoranze etniche di origine albanese. Queste aree non hanno allo stato attuale, nel panorama mondiale, grande interesse, però non è da escludersi che nell'evolversi della nuova spartizione di sfere di d'influenza vengano ad esplodere conflitti.

La provincia autonoma del Kossovo, facente parte della Serbia, la popolazione di origine albanese è circa 2 milioni, pari al 90% dell'intera comunità, vive in condizioni di estrema miseria ed è privata dal regime serbo di ogni libertà. Gli USA potrebbero sfruttare questa violazione dei diritti umani in funzione anti serba per portare avanti i propri interessi. Nella repubblica macedone, la quale sebbene poverissima, può destare gli interessi di Grecia, Bulgaria e Serbia vivono 400.000 albanesi (il 22% della popolazione) in condizioni pessime. La Grecia chiama la parte più meridionale dell'Albania Epiro del Nord e secondo sempre la Grecia in tale area via risiederebbero 330.000 persone di origine ellenica, mentre per Tirana sarebbero 60.000. Però la Grecia non ha grossi interessi in Albania, si veda la chiusura delle frontiere, ed anche la non volontà degli albanesi di emigrarvi.

Da parte italiana l'immigrazione albanese è stata affrontata nel classico modo propagandistico; mettere contro i proletari italiani contro i proletari albanesi, vecchia politica del "dividi et impera" o utilizzandoli (gli albanesi) in maniera pietistica farcita di sensi di colpa o di sfruttamento economico (mano d'opera a minor costo non potendo far valere i propri diritti in quanto clandestino). I rapporti economici legali tra l' Italia e l'Albania ammotano (in miliardi) a:

 

1994

1995

1996

Importazioni in Italia
140,1
188,7
125,9
Esportazioni verso l'Albania
344,8
509,6
309,4
Saldo per Italia
204,1
320,1
183,5

Fonte: Manifesto dell'11 Aprile 1997

INVESTIMENTI PRIVATI ITALIANI IN ALBANIA

400 Imprenditori

300 Miliardi d'investimento

Fonte: Comitato Imprenditori in Albania; dato aggiornato al censimento 1997

CIFRE DELLA COOPERAZIONE (Mld lire)

Programma aiuti 1991/2

83

Operazione Pellicano

163

Programma 1992/95

275,5

Programma 1996

106

Programma 1997/99

210

Esposizione Banche ital.

451

Aiuti

49

Decreto accoglienza

21,5

Missione Alba (stime)

200

stefano quaglia


Articolo da Alternativa Libertaria - maggio 1997