Torture

 

I pochi che pensavano ingenuamente che la presenza occidentale in Irak fosse portatrice di valori universali hanno subito un duro colpo venendo a conoscenza, prove alla mano, del comportamento bestiale delle truppe di occupazione. Ma anche a coloro, come noi, che danno per scontato che la guerra comporta necessariamente la bestialità, le torture e l'arbitrio della forza, e che è per questo che le guerre non vanno fatte, le immagini delle torture fanno molto riflettere. Non perché mostrano donne e uomini occidentali che sorridenti mettono in scena la tortura, ma per l'utilizzo perverso e mediaticamente mirato di queste immagini. Invece di mandare in tutto il mondo lo scoop di alcune foto in cui militari americani stuprano ragazzine irachene, cosa che sicuramente è avvenuta e sta avvenendo, come in tutte le guerre, a suscitare la legittima indignazione si sono scelte le fotografie delle violenze a detenuti maschi, con una particolare insistenza su quella in cui una donna soldato trascina un prigioniero steso a terra, tenendolo con un guinzaglio al collo.

Non vi è quindi violenza fisica tra carnefici e vittime, ma l'ordine che viene consumato direttamente nel corpo del nemico, prigionieri che devono simulare e consumare atti sessuali tra di loro. Perché il corpo nemico, culturalmente considerato altro e inferiore dalla cultura dominante e dal pensiero dicotomico di cui l'occidente si fa promotore, viene femminilizzato e reso passivo, nel più classico meccanismo di genere, per svilirne la virilità. E il messaggio è perfettamente intellegibile sia da noi che da loro.

Ancora uno volta una cultura di matrice coloniale e il potere/dominio coloniale simbolico e politico passano per l'asservimento e la resa passiva del corpo dell'altro.

E la violenza sessuale sulle donne, che è stato il punto cardine dell'obiettivo divisione nazionalista delle guerre in Jugoslavia, ora viene tenuta nascosta perché lo scopo non è oggi quello nazionalista di dominare la terra, che è simbolicamente legata al femminile in tutte le metafore nazionaliste, ma quello neo-colonialista di dominare il nemico, reso passivo e schiavo. Poi questo nemico domato penserà a mettere ordine al suo interno e a consumare la violenza "etnica" e nazionalista intestina al territorio che è uno dei tipici lasciti del colonialismo.

M.A/L.D.


da Alternativa Libertaria - maggio 2004, foglio telematico della FdCA