Primo maggio per tutta Europa

 

Ogni giorno di più l'Unione Europea (UE) si afferma come un organismo esclusivamente orientato dagli interessi di un capitalismo che unisce le politiche di smantellamento dei diritti sociali, democratici e sindacali, il degrado e la liquidazione dei servizi pubblici alla instaurazione di una società di controllo, di autoritarismo e di dittatura dell'economia. Le illusioni delle "terze vie" teorizzate da Blair e Schröder si sono dimostrate nient'altro che sottomissione agli obiettivi dei mercati finanziari. Nel corso di numerosi summit e riunioni è stata messa a punto, si è affermata e si è sviluppata sempre di più, una vera e propria guerra sociale condotta dagli Stati capitalisti e burocratici della UE contro le classi subordinate e sfruttate del continente, diffondendo precarietà, esclusione sociale ed emarginazione in particolare ai danni dei migranti.

E i tentativi di arrestare alle frontiere (e dal 1° maggio 2004 queste frontiere si sposteranno ancora più a oriente) le migrazioni provenienti dal sud e dall'est si accompagnano alla tolleranza ed all'incentivazione del lavoro nero, vera forma di schiavitù moderna.

L'accelerazione di questi processi e delle politiche neo-liberiste viene sancita dal patto di Helsinki del 1999, complici i partiti politici della sinistra istituzionale e le forze sindacali della CES: Eurolandia viene così eretta sulla sottomissione e la subordinazione del mondo del lavoro, su una concezione fatalista dell'economia che ha come premessa ineluttabile l'obiettivo di lasciare inalterata l'attuale gestione in mano al capitale ed ai governi.

L'allargamento della UE avviene in uno scenario di forti contrasti tra i paesi membri dell'Unione, i cui singoli interessi nazionali sono venuti a conflitto sia sul piano militare (appoggio/non appoggio agli USA in Iraq) che su quello economico. Se sul versante militare c'è chi vorrebbe superare le divisioni con l'accelerazione del processo che dovrebbe portare ad una forza militare dell'Unione, sul versante economico le divisioni sono più profonde. La stagnazione economica perdurante con previsioni di crescita del PIL solo del 2% nel 2004 e la crisi del patto di stabilità e di crescita, combinati con un incoerente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, spingono le autorità centrali europee a politiche di restrizione del credito e di aumento dei tagli da operare sui deficit dei paesi (come Germania, Francia, Portogallo) ben oltre il 3% di rapporto deficit/PIL o su quelli poco sotto il 3% (Italia, Olanda, GB).

Il dilemma tra politiche di controllo o di rientro dal disavanzo e politiche di medio termine di sostegno alla crescita (investimenti sulla "conoscenza") grava comunque negativamente sul futuro di decine di milioni di lavoratori europei: la prima soluzione ha come esito pesanti tagli sulla spesa pubblica (pensioni, assistenza, servizi pubblici), mentre la seconda lungi dal valorizzare le strutture pubbliche, punterà ad incentivare privatizzazioni massicce nei settori delicatissimi della formazione, ricerca ed innovazione.

L'allargamento della UE non diluirà questi problemi strutturali, bensì li renderà endemici.

L'apprezzamento dell'euro sul dollaro, dovuto non certo ad una stagnante economia europea quanto ai mercati che puniscono il dollaro e gli USA per le politiche di deindustrializzazione, porta a pesanti conseguenze sulle esportazioni europee e di conseguenza a crisi di commesse, con restrizione della base produttiva o suo spostamento in paesi con minor costo del lavoro.

La diffusione di questo quadro economico-sociale ha però incontrato una vasta resistenza popolare sia con vertenze e rivendicazioni su base nazionale che con lotte internazionali, che si ha saputo esprimersi tenacemente in occasione dei vari vertici della UE fin dagli ultimi anni del XX secolo.

In tutta la UE si sono rafforzati le attività di coordinamento delle forze sociali e politiche realmente anticapitaliste ed antiautoritarie, intorno a rivendicazioni strategiche per il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di lavoratori quali:

L'eguaglianza assoluta tra uomini e donne, l'eguaglianza dei diritti per i giovani, i precari, i disoccupati, i migranti e tutte le vittime di discriminazioni portate avanti dagli Stati, la lotta per la libertà di espressione, l'abolizione delle frontiere e dello sfruttamento: questo è e rimane il nostro 1° Maggio.


da Alternativa Libertaria - aprile 2004, foglio telematico della FdCA