LUIS SEPULVEDA

"Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", Salani editore 1996

 

I gatti del porto di Amburgo hanno uno loro codice d'onore e quando si tratta di rispettarlo non si fermano di fronte a niente costi quel che costi; anche quando si tratta di promettere ad una gabbiana di covare l'uovo appena deposto, di curare il pulcino che ne nascerà e quando sarà il tempo di insegnarli a volare. Zorba, il gatto grande e panciuto, si trova ad essere madre putativa di una gabbianella alla quale la comunità dei gatti dà il nome di Fortunata. Zorba, che ha la mole e il carattere per farsi rispettare dai gatti rissosi e prepotenti della zona e per incutere timore alla comunità dei grossi ratti delle fogne del porto di Amburgo, difende Fortunata nel periodo della sua crescita e gli trova un gruppo di amici in Diderot, il gatto enciclopedico, in Segretario, il gatto tuttofare che ruba i miagolii di bocca al suo capo Colonnello, il felino più importante della zona del porto. E Zorba soprattutto decide di rompere il tabù dei gatti e di parlare con un essere umano (animali che ne combinano delle belle anche quando hanno le migliori intenzioni): si rende conto che i gatti da soli non possono insegnare a volare a Fortunata: Un poeta solitario viene scelto per il delicato compito e una sera di pioggia e vento Fortunata dall'alto del campanile della chiesa si San Michele può infine volare.

Potrebbe sembrare questo romanzo di Sepùlveda una semplice fiaba per bambini: un utile strumento per fare addormentare quelli capricciosi e per insegnare a quelli più grandi ad avere amore nei confronti della letteratura e dei libri in genere. Lo potrebbe sembrare senza dubbio, ma a quel punto avremmo perso il messaggio destinato al mondo degli adulti dallo scrittore cileno, perseguitato in patria per le sue idee politiche durante il regime di Pinochet; trasfuga prima per tutta l'America meridionale, poi stabilendosi proprio nella città hanseatica; ambientalista nel seguito di Greenpeace. C'è una ragione molto importante perché un gatto si trova a dover badare ad un gabbiano in questo modo; la ragione è che la mamma gabbiana ha provato sulle sue penne il contatto col greggio avvelenatore scaricato in mare da una petroliera nell'operazione di pulire la propria stiva. L'ecosistema , che si regge su delicati equilibri, è messo duramente alla prova dal disinteresse degli esseri umani quando non dalla loro canaglieria e Sepùlveda accusa con durezza, salvo poi lanciare un messaggio di speranza. L'uomo distruttore può ancora ravvedersi, ma deve essere un po' poeta anche lui, deve essere cioè uomo che non ha perso la capacità di sognare, che riesce ancora a dialogare con la natura, che ha ancora conoscenza del fatto che è parte della natura stessa, così come il bellissimo personaggio protagonista della storia raccontata nel precedente romanzo "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore". In questo lungo racconto abbiamo in più la descrizione dei legami di solidarietà di un gruppo di animali, gatti, che di fronte ai problemi di sopravvivenza di un essere vivente simbolo (la gabbianella), mettono in campo la parte migliore della società, molto più viva di quella odierna degli umani. E qui non si può che ribadire che la letteratura, se non è più precipuamente didattica (il tempo del Sommo Poeta è passato e mai più ritornerà), quanto meno rimane essa stessa mezzo di libero confronto e veicolo di promozione di valori autentici.

gianluca majeli


Articolo da Alternativa Libertaria - febbraio 1997