Trainspotting

di Danny Doyle

 

Edimburgo. La vita del giovane Mark è riempita totalmente dai suoi quattro amici e dall'eroina. Le giornate passano tranquille ed uguali filosofeggiando sulla vita fra una iniezione e l'altra. I problemi iniziano quando Mark decide di smettere con la droga e di cercarsi un lavoro a Londra. I compagni lo raggiungono per vendere un sacchetto d'eroina di cui si sono impossessati; Mark li tradisce scappando con i soldi ricavati per potersi finalmente costruire una vita "normale".

Fin dall'inizio il film mette lo spettatore a contatto con il degrado ambientale e mentale in cui sembrano vivere i giovani nelle odierne periferie urbane. La narrazione si sviluppa per segmenti-episodi apparentemente intercambiabili fra loro in cui Doyle mostra la vita quotidiana di quattro amici disoccupati e tossicodipendenti. Tutti loro si sentono degli scarti della società: sono disoccupati, sono scozzesi, sono repressi, ma non hanno la forza di combattere il sistema che li opprime; accettano tutto ciò che viene di buon grado grazie soprattutto al momento breve ma intenso di evasione che dà l'eroina. Il loro modo di essere "contro" è l'isolamento dagli altri (per drogarsi) e i piccoli furti che commettono per procurarsi i soldi (per drogarsi). Essi non rispettano le regole imposte dalla società cui si sentono estranei. Tranne una. Tutti loro inconsciamente seguono la legge capitalista del mercato che gli impone di fare soldi (in qualunque modo) per comprare la merce-droga con cui stordirsi per andare avanti in questa società dove tutto è merce compresi loro. E' un circolo vizioso: se da una parte escono, dall'altra rientrano. Meglio: non sono mai usciti dal sistema che tollera (e in qualche caso favorisce) il mercato della droga e prevede che se ne faccia uso per poter meglio accettare la sottomissione alle sue regole. Questo non significa che Doyle organizza una denuncia sociale: la società è uno sfondo da mostrare in tutto il suo barocco squallore.

Anche i rapporti umani fra le persone e persino fra gli stessi amici del gruppo sembrano molto superficiali: non sembra esserci un reale scambio di confidenze, di ciò che si prova o che si desidera (questo si nota soprattutto nei rapporti fra ragazzi e ragazze); ne tanto meno sembra esistere un rapporto con i genitori capaci solo di rinchiudere Mark per giorni in camera sua per farlo smettere di drogarsi.

Mark e gli altri sono assolutamente soli e abbandonati a se stessi; neanche la loro amicizia, che pare inizialmente la loro unica forza (insieme all'eroina), si rivelerà poi molto fondata.

La prima svolta del film avviene quando Mark decide che per chiudere definitivamente con la droga deve andarsene dalla Scozia e dal suo ambiente. A Londra trova un appartamento pulito e rispettabile ed un lavoro in una agenzia immobiliare specializzata nel turlupinare i clienti. Mark ora sta bene: l'essere inserito nella società, frodare gli altri per lavoro, gli danno la stessa ebbrezza dell'eroina.

La seconda svolta del film è quando gli amici di Mark lo raggiungono a Londra per vendere una partita di droga che hanno avuto per caso: ricavate 16,000 sterline, durante la notte Mark tradisce gli amici e scappa con tutto il denaro. Grazie ai soldi Mark potrà finalmente diventare una persona rispettabile come tutti noi, avere una famiglia, un lavoro, una casa, una automobile...

Mark si droga perché la realtà che lo circonda non gli piace, si sente emarginato e schiacciato; poi scopre che se si inserisce nel sistema può a sua volta esercitare violenza e schiacciare, ma ora in modo istituzionale, non più fuorilegge.Basta non avere scrupoli verso alcuno, compresi gli amici. Ed è come una droga l'essere inserito in questo meccanismo.

Tecnicamente il film è ben girato: da un punto di vista estetico è come un fuoco d'artificio, il ritmo è serrato, la mop pone molta attenzione ai piccoli particolari con primi piani vivissimi. Tutto questo garantisce l'osmosi completa dello spettatore con l'immagine sullo schermo (la sporcizia presente in molte scene sembra quasi tangibile).

Il messaggio, invece, è allarmante: la società e le nuove generazioni disegnate da Doyle sono assolutamente prive di qualsiasi umanità.

Scenario da combattere fin da subito anche se il regista non lascia intravedere come.

lorenzo mucchi


Articolo da Alternativa Libertaria - febbraio 1997