Libertà religiosa, libertà dalla religione

 


La libertà dalla religione passa necessariamente da una separazione netta ed assoluta della Chiesa dallo Stato; dal non riconoscimento di un ruolo pubblico alle gerarchie ecclesiastiche nella società civile, dall’opposizione ai tentativi concreti dell’allargare l'attività autoritativa della Chiesa al di fuori dei propri fedeli. Al tempo stesso la lotta per la libertà dalla religione si nutre, a nostro avviso, del rispetto assoluto della libertà religiosa quale diritto individuale, inalienabile, sappiamo che il martirio e la repressione del sentimento religioso hanno stimolato e stimolano il proselitismo, uccidono la possibilità di presa di coscienza e di liberazione dalla religione.

E crediamo, è bene ricordarlo, che la libertà dalla religione passi necessariamente per una trasformazione della società e dei rapporti di produzione: solo la rimozione della cause strutturali che inducono al bisogno religioso (ignoranza, miseria, sfruttamento, solitudine, infelicità, ecc.) può avviare un processo di liberazione, percorso lungo e difficile, perché il bisogno religioso si nutre anche di abitudine, di sensi di colpa, di paure radicate nell'inconscio.

Se questo era e resta vero, oggi pericoli offerti dalla religione vanno anche oltre l’ottundimento volontario delle coscienze.

L’utilizzo della religione cattolica, sempre meno maggioritaria nel paese, in chiave identitaria e culturale, che diventa rapidamente razzista e xenofoba, perseguita strumentalmente da una ricca corte di (ex) laici, tenta ampie frange di un potere religioso in cerca di scorciatoie in grado di restituire un’autorevolezza e un controllo confessionale sui fedeli ormai sempre più labile.

Il disegno strategico tendente al "compattamento confessionale" del paese come risposta alla secolarizzazione sempre maggiore delle società "occidentali" , tentato nei decenni passati nei paesi a maggioranza protestante, (dove alla crisi della religione si è risposto radunando i fedeli rimasti in gruppi strettamente legati alla gerarchia e all'ortodossia in nome di un "cristianesimo di frontiera") ha avuto spesso come corollario la progressiva delegittimazione ed il ridimensionamento del partito di ispirazione confessionale. In Italia ha invece portato alla deriva confessionale di tutti gli schieramenti, concedendo un diritto di veto e di ostracismo al di là di ogni ragionevole criterio di rappresentanza alla frangia più becera e fondamentalista presente nel sia pur variegato panorama religioso italiano.

E la carta religiosa viene invece giocata cinicamente da un potere politico sempre più impresentabile dispostissimo a sacrificare i diritti dei cittadini e delle cittadine di questo paese in cambio di una parvenza di legittimazione morale.

Le conseguenze di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti e di tutte, e hanno conseguenze pesantissime sulla vita di tutti noi.

Razzismo, omofobia, sopraffazione, intolleranza verso qualunque pretesa pubblica di laicità sguazzano e proliferano in questo nefasto brodo di cultura tutto italiano tra acquasantiere e escort, cilici e cocaina, crocifissi e polenta. Dove la doppia morale ormai è canonizzata e ostentata senza pudore, dove al confronto si replica solo con l’insulto, dove alle regole condivise si contrappongono divieti scientificamente spesso insostenibili ma facilmente sintetizzabili in frasi ad effetto.

Poiché non vogliamo che un nuovo Medio Evo sorga, restiamo convint* che esista oggi in Italia una questione religiosa, da combattere con tutte le armi della laicità: il rispetto, la tolleranza, la reciprocità, la libertà di pensiero.

Consapevoli, come siamo, che da queste lotte è la libertà di tutt*, anche quella religiosa, ad esserne avvantaggiata.

elledi


Articolo da Alternativa Libertaria - febbraio 2010