La dis-soluzione belga

 

Nell'era della globalizzazione dei mercati e della nascita di grandi aggregati politici continentali entrano definitivamente in crisi i vecchi Stati-nazione. Le forti migrazioni rompono il monolitismo culturale, linguistico, religioso ed etnico e stimolano la nascita di aggregati territoriali tendenzialmente omogenei, di formazioni sociali che si riconoscono nella comune difesa di uno o più interessi alla ricerca di una identità da difendere nella contrapposizione con altri gruppi. Questo processo di frammentazione sociale può degenerare fino alla balcanizzazione dei rapporti tra le diverse comunità stanziate sul territorio, fino a produrre lo scontro armato e il ricorso alla pulizia etnica, al fine di rendere omogenee al loro interno le diverse enclaves come è successo nei territori della ex Jugoslavia. Oppure essere contenuto e governato ricercando e trovando forme possibili di convivenza che però hanno bisogno di una rappresentazione istituzionale, di un modello politico che sintetizzi in regole certe e definite il patto di convivenza tra le diverse componenti della società.

Se si vuole analizzare questa situazione complessa sono necessarie alcune considerazioni di carattere generale:

LA SOLUZIONE BELGA

La scelta della "dissoluzione dello Stato nazionale" e la sua trasformazione in Stato federale ha portato in Belgio all'adozione in forma diffusa del principio di sussidiarietà per cui le attività pubbliche sono svolte dagli enti territoriali periferici e l'entità politica sovraordinata interviene solo quando quella inferiore non è in grado di assicurare il servizio. Pertanto oggi la legislazione belga distingue tra "materie personalizzabili" - materie strettamente legate alle persone nella loro pienezza individuale e sociale - attribuite alla competenza delle Comunità e le altre materie che individuate dalla Costituzione restano nella competenza dello Stato federale.

Le "materie personalizzabili" non sono enumerate in modo dettagliato dalla Costituzione, ma indicate da una legge approvata con maggioranza speciale. Il primo riferimento va fatto alle cosiddette materie culturali che sono attualmente individuate dall'art. 4 della Legge speciale 8 agosto 1980. Esse sono suddivise in quattro gruppi 1) le materie propriamente culturali che comprendono la difesa e la valorizzazione della lingua, le belle arti, il patrimonio culturale, i musei e le altre istituzioni scientifico culturali, le biblioteche, le discoteche e i servizi assimilabili; 2) le materie relative alla realizzazione e diffusione di audiovisivi, televisione, radio e sostegno alla stampa scritta; 3) tempo libero e turismo; 4) formazione prescolare, postscolare, parascolastica e artistica. Questa ripartizione esclude la materia scolastica, regolata su base nazionale nel rispetto del "Pacte scolaire"; di tale materia - per la sua complessità e particolarità - non riteniamo di poterci occupare in questa sede.

Inoltre la legge del 1980 ha attribuito alle Communautés un nuovo ambito di competenza costituito dalle materie che per loro natura sono legate alla piena realizzazione individuale e sociale di ognuno. Si parte dal concetto che la politica culturale e dell'insegnamento non può essere scissa da una politica di aiuto alle persone che riguardi la sfera sanitaria e della salute più in generale. E' di competenza delle Communautés la politica sanitaria, relativamente all'attività di educazione sanitaria, di medicina preventiva e di cura; l'aiuto alle persone, ovvero, la politica familiare, a favore dei portatori di handicap, degli anziani, la protezione sociale e della gioventù, l'accoglienza, l'integrazione degli immigrati, il recupero dei detenuti.

Tuttavia alcuni aspetti delle materie enumerate rimangono di competenza dello Stato federale. E' questo il caso, ad esempio, delle assicurazioni in materia di malattia e invalidità, ma ve ne sono in materia di diritto civile, penale, organizzazione giudiziaria, o protezione della gioventù.

DUPLICARE PER SOPRAVVIVERE

Una ripartizione di competenze e funzioni così complessa consente tuttavia alle diverse comunità di autorappresentarsi e di trovare nel bilanciamento costante di interessi e nella duplicazione su base linguistica delle amministrazioni, degli enti culturali, degli uffici ecc. le ragioni di una convivenza possibile. Ogni conflitto è ricondotto all'interno dello scontro tra le diverse componenti a base linguistica della popolazione, al punto che le differenze di classe e di status sociale sembrano perdere importanza. La zona vallona, di più antica industrializzazione, oggi prevalentemente in crisi a causa delle profonde innovazioni tecnologiche rispetto a quella fiamminga di più recente industrializzazione, attraversa una congiuntura economica difficile, ma le soluzioni vengono ricercate aggregandosi intorno all'appartenenza linguistica, piuttosto che risalendo alle ragioni economiche strutturali della crisi.

L'effetto distorcente del conflitto linguistico è oggi destinato ad accrescersi per l'introduzione di una nuova "variabile": quella dell'appartenenza confessionale. Infatti accanto ai gruppi religiosi è in tumultuosa crescita, a causa dell'emigrazione, la presenza mussulmana, mentre non cessa di svilupparsi l'associazionismo ateista, espressione di una cultura laica e areligiosa che ha profonde radici nel paese.

Se in questa fase il sistema politico istituzionale basato sul modello federale belga sembra contenere i conflitti non è possibile fare ipotesi sullo sviluppo futuro della convivenza di tante formazioni sociali così diverse tra loro chiamate ad interagire sullo stesso territorio.

Quel che è certo è che in una strutturazione sociale si fatta il conflitto di classe non ha spazio, perché capitale e lavoro hanno modo ed occasione di ricomporsi intorno ad altri "valori aggreganti" come quello religioso, o etnico, o linguistico per cui non resta spazio per la solidarietà di classe.

Sviando l'attenzione dei lavoratori dai reali problemi delle loro condizioni di vita e di lavoro il capitale è riuscito a diffondere la convinzione che essi sono risolvibili nell'ambito di una comunità fortemente coesa, unita dall'appartenenza linguistica e contrapposta agli altri gruppi su queste basi.

Con grande soddisfazione dei gruppi capitalistici che hanno investito e continuano ad investire in quel territorio!

Gianni Cimbalo

da Alternativa Libertaria - gennaio 2000, giornale della FdCA